Milli mála - 2015, Síða 262
SARA LINDBLADH
Milli mála 7/2015
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2.1.1. L’analisi conversazionale: approccio teorico per lo studio
dei segnali di risposta
La nozione del comportamento di feedback deriva da un modello di
presa del turno, solitamente associato con il lavoro di Harvey Sacks,
Emanuel A. Schegloff, e Gail Jefferson, in cui i parlanti sono conside-
rati responsabili per la gestione locale dei turni8. Wayne A. Beach nota
che il contesto conversazionale è continuamente e intrinsecamente ri-
costruito man mano che i partecipanti dimostrano la loro comprensio-
ne di specifici momenti di coinvolgimento conversazionale9. Afferma
che il turno di parola successivo (next turn-at-talk) è un aspetto basi-
lare nella comprensione umana; è qui che il parlante a seguire offre
un contributo al contesto interazionale in corso, producendo una vasta
varietà di azioni (per esempio agreeing/affiliating, disagre-
eing/disaffiliating, attending-disattending, accepting, rejecting, clo-
sing, opening, reconciling, mitigating, cancelling, deleting, avoiding).
Beach asserisce che gli ascoltatori hanno più alternative per risponde-
re: da riconoscimenti non-vocali (ad esempio il linguaggio del corpo),
a risposte minime (incluse vocalizzazioni come hnh, hmm), a parole
funzionali brevi (come yes e okay), a elementi lessicali singoli (come
good e fine), a proposizioni brevi (come, ad esempio, that’s true e I
agree), a risposte più estese10.
Non solo i segnali di risposta indipendenti sono importanti qui,
ma anche quelli che introducono un turno. Questo è rilevato anche da
McCarthy11 e Hongyin Tao12. Barbara Frank-Job specifica che, per mi-
8 Harvey Sacks, Emanuel A. Schegloff, Gail Jefferson, “A Simplest Systematics for
the Organization of Turn-Taking for Conversation”, Language 50/1974, pp. 696-
735.
9 Wayne A. Beach, “Conversation analysis: ‘Okay’ as a clue for understanding con-
sequentiality”, The Consequentiality of Communication, a cura di S.J. Sigman,
Hillsdale, NJ: Erlbaum, 1995, pp. 121-162, qui pp. 122-125.
10 Wayne A. Beach (ibid.) rileva che, dove il contributo di un ascoltatore è breve, è
spesso difficile accertare se il contributo sia visto solo come un segnale di feed-
back, cioè senza alcun desiderio di assumere il ruolo di parlante, o se un contri-
buto del genere dovrebbe essere classificato come turno che cambia l’identità del
parlante in corso.
11 McCarthy, “Talking Back: ‘Small’ Interactional Response Tokens in Everyday
Conversation”, pp. 51-52.
12 Hongyin Tao, “Turn initiators in spoken English: A Corpus–Based Approach to
Interaction and Grammar”, Corpus analysis: Language structure and language