Milli mála - 2015, Page 330
STUDIO SU CLEMENTE REBORA
Milli mála 7/2015
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decisamente le posizioni della poesia elementare, ma “resta poi in una
zona amorfa, indeterminata, rispetto al ritmo: sulla soglia, dunque, di
quell’ideale di grande poesia per il quale solo lavora, poco adattando-
si alla situazione aneddotica, frammentaria, delle «specificazioni»” (i-
bid.: 11).
I limiti della poesia di Rebora starebbero dunque nell’assenza, in
essa, di uno o più motivi “particolari”, tale poesia essendo come so-
vrastata da un “universale” poetico che, alla lettura, risulta di difficile
penetrabilità, quindi, essenzialmente, di difficile comprensione. Su
questo punto, parte della critica successiva a Contini ha pareri diffe-
renti. Guglielminetti, ad esempio, individua nei Frammenti lirici speci-
ficazioni e motivi che addirittura farebbero dell’opera un vero e pro-
prio “canzoniere” (Guglielminetti 1968: 27), nel quale si delinea, pur
attraverso il “magma rutilante” (ibid.: 32) delle figure utilizzate dal po-
eta, una linea di sviluppo che attraversa precisamente varie “temati-
che”: da quella dell’amore verso la donna e verso la famiglia –
quest’ultimo “ben più radicato di quello supposto per la donna” (ibid.:
27) – a quella (già registrata da Giovanni Getto) del contrasto fra natu-
ra e città (ibid.: 32).14
Un altro limite importante che lascia perplesso Contini – oltre alla
già citata mancanza di “motivi” – è quello, per così dire, del religioso:
la crisi che Contini individua nella poesia di Rebora è “quella stessa
generale della poesia religiosa” (Contini 1974: 11), ovvero è dovuta al
fatto che quando lo spirito religioso sceglie una sua immagine (nel
Rebora dei Frammenti lirici questo spirito e questa immagine corri-
spondono ancora, essenzialmente, alla “natura”) e l’immagine antago-
nista (in Rebora l’antagonista è la sensazione tutta umana di impoten-
za conoscitiva, ontologica), “è estremamente tipico il processo di suc-
cessiva distinzione e identificazione, in un affanno quasi tautologico”
(ibid.: 11) tra l’una immagine e l’altra.15 Secondo Contini, quindi, il re-
14 “Un significato religioso si coglie in quell’opposizione tematica fra natura e città
[...] in Rebora esso diventa occasione ad un’inquietudine metafisica e pretesto ad
un’epifania religiosa” (Getto 1956: 4).
15 Si noti che le “poesie religiose” in senso specifico, all’epoca in cui Contini scrive,
Rebora le deve ancora scrivere o, comunque, se già ne ha scritte, ancora nessuno
le conosce. Le sue prime “poesie religiose”, come ricordato, usciranno infatti solo
alla fine del 1947, nel volume Le poesie (1913-1947), edito da Vallecchi e curato
dal fratello di Clemente Rebora, Piero. Qui Contini, nello specifico fa riferimento