Milli mála - 01.01.2012, Blaðsíða 226
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PASOLINI E IL DIBATTITO SULLA LINGUA
ma è anche diventato la “figura adulta” cui accennava Pasolini. E
poiché, come si è visto, quel dibattito si spense con la stessa rapidi-
tà con cui si era infiammato, forse è giunto il momento di provare
a tirarne le fila, dato che esso verteva, soprattutto, sul prevedere
quale italiano si sarebbe parlato in un futuro più o meno prossimo
e dato che, appunto, non è insensato postulare che quel futuro possa
corrispondere al nostro presente.
4. Il dibattito: analisi pasoliniana e critiche da parte
del mondo letterario
L’analisi pasoliniana, in sintesi, è la seguente: secondo Pasolini,
proprio in quegli anni (primissimi anni sessanta) era nato l’italiano
“come vera lingua nazionale” (Barberis 1971: 74).12 Prima, sempre
secondo Pasolini, l’italiano era pseudonazionale a causa del totale
distacco fra la lingua parlata, anzi, le varie lingue parlate sul terri-
torio nazionale, e la lingua letteraria. Tutta la storia della letteratu-
ra italiana del Novecento – sosteneva – era una storia del rapporto
fra gli scrittori italiani e la cosiddetta lingua media, una lingua non
nazionale. L’elemento di omologazione che fa dichiarare a Pasolini
– con una certa dose di solennità, ma anche alquanto provocatoria-
mente – l’avvenuta nascita dell’italiano come lingua nazionale, è il
linguaggio tecnologico. Dopo aver studiato vari tipi di linguaggio,
da quello giornalistico, a quello televisivo, a quello della stessa cri-
tica letteraria e anche della politica, Pasolini afferma di essersi
accorto, ad esempio, che il fondo unificatore della lingua non è più
il latino, che i riferimenti al latino sono sempre meno, che nella
lingua stessa “ci sono invece infiniti riferimenti tecnologici”
(Barberis 1971: 74). Pasolini sostiene trattarsi di un fenomeno quasi
ancora in embrione, qualcosa che è solo agli inizi, “più un’ipotesi
che una realtà” (Barberis 1971: 74). La ragione sociale, politica, che
sta alla base del fenomeno, per lui è tuttavia già molto chiara e
destinata a svilupparsi ancor più profondamente nel futuro: si tratta
del fatto che per la prima volta, in Italia, c’è una classe dominante
che tende a – e ha la forza di – identificarsi con tutta intera la socie-
12 In questa intervista, Pasolini, come già accennato in nota 2, anticipava, riassumendole, le tesi che
poi avrebbe esposto in “Nuove questioni linguistiche”.
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