Milli mála - 01.01.2012, Side 225
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STEFANO ROSATTI
(Calvino 1995: 147). In effetti, Pasolini, sul Calvino narratore non
si esprimeva in termi ni lusin ghieri, quando affermava che “Il rap-
porto di Calvino con l’italiano medio […] non è polemico. C’è
un’accettazione della normatività, e un’assunzione di essa su un
reticolato di tipo euro peo, specialmen te francese: e tutto ciò è reso
possibile dal distacco ironico” (Pasolini 1999a: 1251).
Come ho già accennato nell’introduzione, fu la seconda parte
dell’articolo di Pasolini che, all’epoca, sollevò una discussione acce-
sissima e spesso fortemente polemica nei confronti delle tesi pasoli-
niane. Oronzo Parlangéli, nella sua introduzione al volume antolo-
gico di articoli e saggi usciti nei giorni e nei mesi immediatamente
successivi all’articolo di Pasolini, osservava con un certo rammarico
che quella discussione
quando passò dalle pagine dei giornali alle aule universitarie, per-
dette sì il pressapochismo di chi cerca di sopperire con foga bersagliera
alle scarse conoscenze tecniche, ma non ebbe neppure quello slancio (sim-
paticamente pasticcione) che aveva avuto prima e che, in fondo, l’aveva
imposta all’attenzione del grande pubblico: fu sterilizzata, ma, ahimè,
divenne anche sterile […] la polemica agonizzò su «Rinascita», morì
sulla «Fiera letteraria». Dopo Maria Corti e dopo Cesare Segre, né
Pasolini, né Calvino, né Arbasino, né Moravia ebbero più voglia di litiga-
re […] biso gnava pensare a cose serie! E il discorso tornò ad essere serio,
compassato, accademico… (Parlangéli 1971: 18, n.)
Si trattò di un momento importante, in cui gli italiani, per la prima
volta, dalle pagine dei loro giornali sentirono parlare dei concreti
problemi linguistici che li riguardavano. Purtroppo, come appunto
sottolinea ancora Parlangéli, “forse, fu solo un momento!” (Parlangéli
1971: 18). Questo saggio cerca di conoscere cosa è avvenuto, oggi,
di ciò che per Pasolini rappresentava, allora, “non […] un italiano
nuovo, ma […] la nascita di un possibile italiano nuovo” (Pasolini
1999b: 1274). Per quanto riguarda quell’italiano, aggiungeva anco-
ra Pasolini, “supporne sbrigativamente una figura adulta, significa:
a. non riconoscerlo; b. riconoscerlo attraverso esperienze ritardate,
già fatte, e quindi accantonarlo in quanto effettiva nuova realtà
politica e sociale.” (Pasolini 1999b: 1274–75). Oggi, a quasi cin-
quant’anni da quel dibattito, quell’“italiano nuovo” non solo è nato,
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