Milli mála - 01.01.2012, Page 227
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STEFANO ROSATTI
tà italiana: è la classe formatasi nelle industrie del Nord Italia. È
interessante rilevare come, poco prima di queste tesi di Pasolini,
Tullio De Mauro, a proposito del rapporto tra industrializzazione e
distacco dalla tradizione linguistica del paese – latino compreso –
scrivesse che “Gli elementi lessicali introdotti e diffusi dall’indu-
strializzazione sono […] in gran parte costituiti da basi lessicali di
lingue diverse dall’italiano e con procedimenti di composizione
nominale e di suffissazione e prefissazione altresì estranei alla tradi-
zione linguistica del paese, estranei cioè non solo all’italiano ma
anche al latino classico” (De Mauro 1986: 67).
Non è improbabile che Pasolini conoscesse il saggio di De
Mauro, la cui prima edizione è del 1963, ma ciò che qui interessa
rilevare è il fatto che Pasolini paragoni l’influenza e il ruolo delle
classi industriali del Settentrione d’Italia all’influenza e al ruolo che
a suo tempo ebbero le monarchie di Francia e Inghilterra nel far
compiere a quelle nazioni l’unificazione linguistica. L’asse linguisti-
co Roma-Firenze-Napoli, che fino al secondo dopoguerra e fino ai
primi anni cinquanta pareva dovesse prendere il sopravvento e di-
ventare lingua nazionale, negli ultimissimi anni (quindi dai primi
anni sessanta in poi) si era spostato violentemente verso il Nord.
Adesso, sostiene Pasolini, “i centri irradiatori di lingua sono Torino
e Milano; città che non danno i loro dialetti, ma questo nuovo loro
linguaggio tecnologico” (Barberis 1971: 74). A tale proposito, è
verissimo ciò che affermava Segre nell’articolo già da me citato, e
cioè che “chi abbia una minima esperienza linguistica sorriderà […]
all’illusione che una lingua possa in pochi anni venir completamen-
te rinnovata, e da una spinta così generica come il cosiddetto lin-
guaggio tecnologico” (Segre 1971: 435). Ma il fatto è che Pasolini,
in “Nuove questioni linguistiche”, non ha mai sostenuto che il
rinnova mento della lingua italiana sarebbe avvenuto “in pochi
anni”, e non si capisce perché Segre lo sostenga, accompagnando
anzi, a questa sua affermazione non vera, un atteggiamento piutto-
sto ostile nei confronti dell’articolo pasoliniano.
È importante ricordare, inoltre, che l’“irradiazione tecnologica”
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