Milli mála - 05.07.2016, Blaðsíða 331
STEFANO ROSATTI
Milli mála 7/2015
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ligioso e il suo corrispettivo opposto, il suo antagonista, l’a-religioso,
non vengono presentati in una prospettiva dialettica, come la poesia
filosofica, se di poesia filosofica si tratta, dovrebbe fare. Invece, reli-
gioso e a-religioso vengono rappresentati da Rebora su uno stesso
piano, che è quello del mistero stesso dell’esistenza, mistero che (se-
condo Contini) senza apparente soluzione di continuità, comprende
l’ente religioso (o pseudo religioso), di valenza positiva, così come il
suo contrapposto a-religioso, di valenza essenzialmente negativa.
Su questo aspetto, invece, ancora Guglielminetti, nel suo tentativo
di dare ai Frammenti lirici un’interpretazione “progressiva”, nelle ul-
time composizioni della raccolta vede Rebora arrivare persino a scio-
gliere il mistero dello spazio e del tempo, e dell’esistenza in essi co-
stretta, per mezzo di una romantica (“rousseauiana”, precisa Gugliel-
minetti) estrema affermazione di fede e di fiducia nell’assoluto, con
cui Rebora “ha rivestito gli ultimi confini della geografia spirituale dei
Frammenti lirici” (Guglielminetti 1968: 40). Ma forse, anche Gugliel-
minetti, come parte della critica precedente e successiva, si è sentito
portato a considerare l’arco della vita e dell’opera reboriana un po’
troppo alla luce della rivelazione che ha trasformato il poeta in prete e
poi, negli ultimi anni di vita, ha indotto il prete a riprendere l’attività
poetica.16 È un dato, questo della ripresa dell’attività poetica in senso
effettivamente religioso, che a Contini manca, quando decide di scri-
vere il suo saggio su Rebora.17
a uno dei componimenti dei Canti anonimi (E giunge l’onda, ma non giunge il
mare) e si riferisce all’afflato religioso – di una religiosità però ancora oscura,
non rivelata – che pervade a tratti le prime due raccolte reboriane.
16 Su questa sorta di “predestinazione al divino”, si vedano, ad esempio (i corsivi
delle varie citazioni sono nostri), Renata Lollo: “Si legge fin dall’infanzia la dina-
mica fra il rapimento (anche affettivo) della e nella immensità e il perdersi nella
contraddittoria e limitante quotidianità, peraltro mai elusa.” (Lollo 2008: 31); Pier
Giorgio Longo, quando tratta dell’amicizia fra Clemente Rebora e Adelaide Coari,
tra le fondatrici del movimento femminista cattolico ai primi del ’900: “Mi sono
occupato delle testimonianze reboriane da lei [la Coari] rilasciate in scritti del
1959-1961 [...] in un momento altamente significativo della fortuna di Rebora, so-
prattutto del Rebora spirito religioso da sempre” (Longo 2008: 44-45). Lo stesso
Bàrberi Squarotti, nella sua analisi reboriana parla, a proposito del percorso del
poeta milanese, di itinerarium in deum (Bàrberi Squarotti 1960: 205). E poi si
veda anche il già citato Giovanni Getto, che desume un significato religioso per-
sino nell’opposizione reboriana tra natura e città (cfr. nota 14).
17 Ma forse – e paradossalmente – la visione di Contini su Rebora è più nitida e più
obiettiva di quella di certa critica successiva proprio a causa della mancanza di