Milli mála - 05.07.2016, Blaðsíða 339
STEFANO ROSATTI
Milli mála 7/2015
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tronchi degli alberi, nelle nuvole, nei profili delle rocce e così via (i-
bid.: 9-10).
L’ipersensibilità del nostro life o animacy detector alle tracce di
agentività ha un importante valore adattivo. Ad esempio, se ci trovia-
mo in un bosco e intravediamo un cespuglio muoversi in modo ano-
malo, se il nostro animacy detector è abbastanza sensibile, ci fa porre
in guardia nel caso si tratti di un nemico (essere umano o animale). Se
poi si tratta di un cosiddetto “falso positivo” (cioè se il nostro sistema
ci ha segnalato l’animacy anche se essa è assente), per cui il movi-
mento del cespuglio è stato causato, si ponga, dal vento, avremo per-
so solo qualche secondo e potremo proseguire il cammino. Ma se il
nostro animacy detector non è abbastanza sensibile e noi diamo per
scontato che si tratti solo di un po’ di vento, scoprire troppo tardi la
presenza di un nemico (cosiddetto “falso negativo”, ovvero mancata
segnalazione dell’animacy quando essa è presente) potrebbe esserci
fatale (ibid.: 10).
Ecco, quindi, che più la sensibilità del nostro animacy detector è
bassa (se, cioè, abbiamo scarsa tendenza a riconoscere esseri animati
nelle “cose”), più alte sono le possibilità di incorrere in “falsi negativi”,
che potrebbero avere costi biologici importanti. Viceversa, più la sen-
sibilità del nostro animacy detector è alta (se, cioè, abbiamo facile
tendenza a riconoscere esseri animati nelle “cose”), più basse sono le
possibilità di incorrere in “falsi negativi” pericolosi o fatali, e più alte
sono le possibilità di incorrere in “falsi positivi”, i quali, però, non
hanno nessun costo biologico significativo. Ritornando a Rebora, si
potrebbe dire che la presenza fittissima di personificazioni, nella sua
poesia, denoti, a livello neurologico, un animacy detector estrema-
mente sensibile. E poiché la sensibilità dell’animacy detector è pro-
porzionale all’adattività dell’individuo (ovvero, alla sua potenziale ca-
pacità, o meglio, volontà inconscia, di conservazione, di sopravviven-
za nel mondo), ciò permette di azzardare alcune ipotesi sulla persona-
lità e sulla psicologia reboriana. Ad esempio, il trasformare a livello
linguistico ogni segnale dell’esistente (esseri inanimati, nozioni astrat-
te, azioni, pensieri e quant’altro) in qualcosa di personificato, induce a
pensare che Rebora sia morbosamente insicuro e si senta sgomentato
e minacciato dalla realtà che lo circonda (proprio come chi, in un bo-
sco, si sente minacciato dal frusciare di un cespuglio). La poesia, al-