Milli mála - 05.07.2016, Blaðsíða 337
STEFANO ROSATTI
Milli mála 7/2015
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filosofo poco più che ventenne27 alla ricerca di una vita dal significato
più profondo, inietta in sovrabbondanza, nella poesia dei Frammenti
lirici, immagini animate che se da una parte testimoniano tale ricerca,
dall’altra definiscono, implicitamente, il senso di insoddisfazione e di
inadattabilità nei confronti della realtà così com’è. In questo, la poesia
di Rebora è di un tipo senz’altro meditativo-conoscitivo. Infatti, se
all’esistenza ordinaria sembra negato il salto di qualità nell’extra-
ordinario, alla poesia, anzi, questo salto è intimamente legato. La poe-
sia del primo Rebora, attraverso la foresta fittissima dei segni della
personificazione, dell’invocazione, dell’animazione di zone che nor-
malmente non vengono né personificate, né invocate, né animate, vi-
ve perennemente sull’orlo di un’apocalisse o su quello di un’epifania:
ci vive perennemente e però quasi indifferentemente, perché ancora,
in questo periodo della sua vita, ciò che conta e che solo la poesia
può dargli, non è un risultato né “ideale” né “nobile”, ma la costruzio-
ne di un percorso alternativo. Apocalisse, laddove le immagini “anima-
te” non solo evocano, ma, effettivamente, determinano un senso di
sopraffazione da parte di una natura ostile, o non amica;28 epifania,
laddove le immagini “animate”, al contrario, evocano e creano un sen-
so di illimitata potenza del tutto, fino a lambire concezioni panteisti-
che o pampsichistiche, che senza (ancora) un Dio definito che le
riempia, rimangono tuttavia allo stato di animismo e non già di misti-
cismo – come certa parte della critica ha ritenuto – giacché non può
esserci misticismo senza coscienza o visione della fonte divina.29
27 È molto probabile che la maggior parte dei componimenti che costituiscono i
Frammenti lirici siano stati composti da Rebora prima del 1912, anche se il lavo-
ro di revisione continuò assiduo fino all’immediata vigilia dell’entrata in stampa;
ed è verisimile che le prime prove poetiche, poi confluite nei Frammenti, risal-
gano al 1905. Su questo, si veda Fortini (1995: 6-7).
28 Ma a differenza di certa “Natura” di Leopardi, che con la sua indifferenza assolu-
tizza lo stato di noia o di disperazione del poeta cui soprattutto la speranza è ne-
gata, la “Natura” reboriana di tipo negativo possiede impeti o di prepotenza o di
imperscrutabilità, ma mai di indifferenza, né di gratuita crudeltà verso il genere
umano.
29 Nella lettera a Daria Malaguzzi (agosto 1909), già citata in nota 30, Rebora scrive
ancora (il corsivo è nostro): “io non credo agli eroici furori in estasi perenni, o mi
farebbero quasi nausea. Io, come tutti i temperamenti che sono mistici perché
appassionati, non apprezzo la perfezione-orologio e neppure gli svenimenti
d’abitudine” (Giovannini 2004: 59). Misticismo per passione, quindi, e non per af-
flato religioso. E anzi, qui Rebora sembra usare il termine “misticismo” più lato
che stricto sensu.