Milli mála - 05.07.2016, Síða 342
STUDIO SU CLEMENTE REBORA
Milli mála 7/2015
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Dopo il raptus seguito alla conversione del 1929, che fece di-
struggere a Rebora praticamente tutte le sue carte e tutti i suoi libri,
per sapere qualcosa di più sulle fonti a cui Rebora, almeno il “primo”
Rebora, si ispirava, rimane da continuare il vaglio del vastissimo epi-
stolario (quello, per fortuna, non andato interamente perduto, se non
per le risposte dei corrispondenti di Clemente) e da approfondire lo
spoglio degli altri testi reboriani, così da integrare i lavori già esistenti
in proposito. Dante e Leopardi, si sa, sono due cardini fondamentali
della poesia reboriana, ma meriterebbero studi appropriati i rapporti
che Rebora ebbe con la poesia classica,33 con quella medievale (parte
della critica nota, in Rebora, influenze jacoponiche, ad esempio), con
quella dell’Ottocento risorgimentale – non si dimentichi che Rebora
era stato un seguace mazziniano fino almeno a metà degli anni ’20 –
con Carducci, con il non amato D’Annunzio. Il largo uso che Rebora
fa delle sinestesie, poi, induce Bandini a pensare che i rapporti tra Re-
bora e il futurismo potrebbero essere stati più stretti di quanto i testi
reboriani potrebbero a prima vista suggerire. Anche su questo, le pos-
sibilità di indagine sono aperte.
molti anni dopo arrivava addirittura ad affermare che senza l’espressionismo vo-
ciano, e in particolare senza Rebora, fosse impossibile spiegarsi sia l’Allegria di
Ungaretti, sia Montale (ibid. 1996: 126); e, ancora, si vedano le affermazioni di
Franco Fortini (1995: 31) e Giovanni Raboni (2005: 25).
33 Si veda, a questo proposito, il saggio Dal mondo antico all’imminenza di Dio: le
postille di Rebora all’Odissea (Rossi 2008).