Milli mála - 01.01.2011, Page 145
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narrativi che ne accentuino l’estraneazione. 2) Oppure fare il vuoto per
ripartire da zero.113
Tra le due vie che egli vede aperte, la seconda è espressa da Calvino
per scrupolosità, ma è ovvio che si tratta di un sogno irrealizzabile,
dato che non solo la letteratura, ma la cultura in generale, è un
continuum che nemmeno le più grandi catastrofi determinatesi nella
storia dell’umanità sono riuscite a interrompere del tutto, facendo
tabula rasa del passato. Resta la prima “via”, ed essa sembra proprio
lo specchio del procedimento adottato da Calvino nelle Lezioni:
riciclare le “immagini usate” (leggi “i testi della tradizione letteraria
occidentale”) in un nuovo contesto che ne cambi il significato. È
proprio come dice Calvino: tra le potenzialità del cosiddetto post-
modernismo c’è quella di “immettere il gusto del meraviglioso
ereditato dalla tradizione letteraria in meccanismi narrativi che ne
accentuino l’estraneazione”. Nel momento in cui la narrativa post-
modern giustificava l’uso dell’ironia e il gusto del meraviglioso per
accentuare la propria estraneazione dalla tradizione letteraria, è
accaduto che uno dei più influenti intellettuali europei e certo il più
influente narratore italiano del momento, Calvino, l’ultimo Calvino,
il Calvino post-moderno, con le Lezioni americane, ha improntato di
post-modernismo anche la propria visione critica, cioè ha deciso
(Calvino, dall’alto della sua legittima autorità, poteva permetterselo)
di mettere da parte l’ermeneutica della tradizione e di sostituirla,
come dice Asor Rosa, con l’uso “dimostrativo” dei testi, per creare
(in sostanza è questo che fanno le Lezioni americane) una sorta di
ermeneutica personalizzata, un “gadget”, un “divertirsi (divertimento
probabilmente momentaneo, a leggere tra le righe sopra citate
dell’intervista a Maria Corti) a sperimentare un metodo di pensiero”.
Calvino non si prendeva troppo seriamente, insomma, e non ha mai
disconosciuto, come si è cercato di mettere in evidenza, i propri
limiti di teorico né il proprio fondamentale “agnosticismo ed
empirismo” riguardo alla teoria. Il successo decretato alle Lezioni
sembra non voler tenere conto di questo, sembra anzi affannarsi a
dimostrare il contrario, sembra voler garantire al “gadget” di
113 Ibid, p. 95.
STEFANO ROSATTI