Milli mála - 01.01.2011, Blaðsíða 138
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E ancora, nella lezione sulla Leggerezza, Calvino, a proposito del-
la scrittura come metafora della sostanza pulviscolare del mondo,
scrive: “già per Lucrezio85 le lettere erano atomi in continuo movi-
mento che con le loro permutazioni creavano le parole e i suoni più
diversi”86. Ma Lucrezio, nel De rerum natura, non parla della natura
“atomica” delle lettere, come Calvino interpreta; egli, assai più ba-
nalmente, opera una semplice similitudine fra le lettere dell’alfabe-
to e gli atomi, dicendo che come le lettere dell’alfabeto si dispongo-
no variamente formando parole diverse, così gli ‘atomi’ (primordia),
variamente raggruppandosi in summae (‘complessi’, ‘strutture’), pro-
ducono cose diverse.87
Delle Lezioni americane vale la pena citare ancora un passo
(anch’esso tratto dalla lezione sulla Leggerezza), quello dell’accosta-
mento tra Ovidio88 e Montale. Parlando di Perseo e Medusa descrit-
ti da Ovidio, Calvino scrive: “Anche questo incontro d’immagini,
in cui la sottile grazia del corallo sfiora l’orrore feroce della Gorgone,
è così carico di suggestioni che non vorrei sciuparlo tentando com-
menti o interpretazioni. Quel che posso fare è avvicinare a questi
versi d’Ovidio quelli di un poeta moderno, Piccolo testamento di
85 Tito Lucrezio Caro (98?, 96? a.C-55?, 53? a.C), poeta e filosofo romano seguace della filosofia
epicurea. Della sua vita non si sa quasi nulla, nemmeno il luogo di nascita preciso. Il De rerum
natura è un poema in esametri che intende descrivere la totalità dei fenomeni naturali, da quelli di
più piccole dimensioni (atomi) a quelli cosmici, passando anche attraverso un’analisi e una descri-
zione del mondo umano.
86 Italo Calvino, Lezioni americane, p. 27.
87 Quin etiam passim nostris in versibus ipsis / multa elementa vides multis communia verbis, / cum tamen inter
se versus ac verba necesse est / confiteare alia ex aliis constare elementis; / non quo multa parum communis
littera currat / aut nulla inter se duo sint ex omnibus isdem, / sed quia non vulgo paria omnibus omnia con-
stant. / sic aliis in rebus item communia multa / multarum rerum cum sint primordia, rerum / dissimili tamen
inter se consistere summa possunt [Anzi, qua e là nei nostri stessi versi tu vedi molte lettere comuni a
molte parole, mentre tuttavia è inevitabile riconoscere che versi e parole sono formati di lettere
diverse, una dall’altra; non perché soltanto poche lettere comuni vi ricorrano o perché mai due
parole siano composte di lettere tutte uguali tra loro, ma perché non sono tutte generalmente
uguali a tutte. Così allo stesso modo nelle altre cose, benché molti siano i principi primi comuni
a molte cose, tuttavia esse possono sussistere costituite da complessi diversi tra loro], Tito Lucrezio
Caro, De rerum natura (II 688–697).
88 Publio Ovidio Nasone (43 a.C-17 d.C.), uno dei massimi poeti elegiaci romani. Vissuto in epoca
augustea ed entrato a far parte del circolo di Mecenate, conobbe tutti i maggiori poeti del tempo:
Orazio, Properzio, Tibullo e probabilmente anche Virgilio. Caduto in disgrazia presso l’imperato-
re, morì in esilio. Le Metamorfosi, il capolavoro di Ovidio, è un poema di circa dodicimila versi
(esametri) che descrive, in forma di narrazione continuata, circa duecentocinquanta miti di trasfor-
mazione.
UNO STUDIO CRITICO SULLE LEZIONI AMERICANE DI CALVINO