Milli mála - 01.01.2011, Síða 127
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momento che stiamo attraversando apre un’epoca ideale per parlare
e pubblicare il meno possibile e cercare di capire meglio come sono
fatte le cose.”45
Sullo stesso tema, è interessante considerare la posizione di Cal-
vino nella sua presentazione alla raccolta di saggi Una pietra sopra
(1980): primo, perché i saggi in questione riassumono i vari punti
di vista dello scrittore su letteratura e lingua in un periodo molto
lungo (dal primo saggio della raccolta, Il midollo del leone, del 1955,
all’ultimo, I livelli della realtà in letteratura, del 1978, intercorrono
ben ventitré anni); secondo, perché tale posizione, messa in rappor-
to con quelle di altri saggisti/intellettuali italiani46 dello stesso pe-
riodo, risulta molto diversa dal punto di vista della sua contestua-
lizzazione, ovvero della sua collocazione storica:
È ponendosi come esperienza conclusa che la successione di queste pagine
comincia a prendere una forma, a diventare una storia che ha il suo senso
nel disegno complessivo. Stando così le cose, posso ora raccogliere questi
saggi in volume, cioè accettare di rileggerli e farli rileggere. Per fermarli
al loro posto nel tempo e nello spazio. Per allontanarli di quel tanto che
permette d’osservarli nella giusta luce e prospettiva. Per rintracciarvi il
filo delle trasformazioni soggettive e oggettive, e delle continuità. Per
capire il punto in cui mi trovo. Per metterci una pietra sopra.47
Voler fermare, come dice Calvino, quegli scritti “al loro posto nel
tempo e nello spazio”, da un lato rappresenta una più che rispetta-
bile dichiarazione di modestia e un riconoscimento dei propri limi-
ti per così dire gnoseologici. Dall’altro è anche vero che rinchiuden-
do le proprie dichiarazioni di una vita laddove esse sono apparse, in
quel dato luogo e in quel dato momento storico, Calvino si sottrae
45 Ibid, p. 140.
46 Mi riferisco in particolare a Umberto Eco (1929) e Pierpaolo Pasolini (1922–1975). Il primo, nel
1986 decideva di ripubblicare per Yale University Press un suo saggio giovanile (Sviluppo dell’este-
tica medievale), rimettendone i contenuti al giudizio del pubblico e della critica, poiché in tali
contenuti Eco fondamentalmente ancora credeva. Il secondo, nel 1975 pubblicava Scritti corsari,
una raccolta di suoi precedenti articoli giornalistici su politica e società, affidando esplicitamente
al lettore la ricostruzione filologica e l’individuazione di eventuali contraddizioni e incoerenze
dell’opera. Eco e Pasolini, a differenza di Calvino, non considerano i loro scritti passati, “un’espe-
rienza conclusa”.
47 Italo Calvino, Una pietra sopra, p. 4.
STEFANO ROSATTI